Il vescovo Bruno morì il 18 luglio 1183, nel quinto anno del pontificato di Callisto II, e il suo corpo fu sepolto nella Cattedrale di Segni.
La sua tomba, così come raccontato nella Vita Sancti Brunonis, sin dall'inizio fu meta di pellegrinaggio e molti prodigi venivano attribuiti alla sua intercessione, tanto che il popolo di Segni lo considerò da subito un santo. Il papa Lucio III, nel 1183, sessanta anni dopo la sua morte, decise di scrivere il suo nome nel catalogo dei Santi, celebrando i riti di canonizzazione nella stessa Cattedrale di Segni.
La venerazione che Lucio III nutriva nei confronti di Bruno era così profonda che si proponeva, con la canonizzazione, di indicarlo come modello a tutti i vescovi della penisola [1].
Ad un secolo dalla sua morte, il papa Onorio III, nel sesto anno del suo pontificato, si recò a Segni per consacrare un altare in onore di San Bruno nella chiesa cattedrale.
Il culto del Santo si sviluppò attorno alla sua sepoltura e alla reliquia del suo cranio, che negli anni era stato inserito in un prezioso busto argenteo.
Quando nel 1557 la città si Segni fu espugnata e subì il sacco da parte delle truppe spagnole, guidate da Marcantonio Colonna, e delle milizie tedesche del barone Kaspar von Feltz, di confessione luterana, tra gli eccidi, le violenze e le distruzioni, vennero profanate e depredate anche le chiese e principalmente la Basilica Cattedrale. Il busto di San Bruno fu spogliato delle sue numerose gemme, la reliquia del santo fu gettata in una tomba, dopo essere stata avvolta in una stoffa. La stessa sepoltura del santo fu violata alla ricerca di preziosi.
Il cranio fu ritrovato miracolosamente mentre venivano scavate le fondamenta della sacrestia della nuova Cattedrale soltanto nel 1626 e dopo regolare processo canonico, con decreto della Congregazione de' Riti, nel 1643, il vescovo di Segni fu autorizzato a restituirlo alla venerazione dei fedeli. Perché il decreto della congregazione del 1643 trovasse attuazione dobbiamo aspettare però il 1703, quando il vescovo segnino Pietro Corbelli da Fano, di suo pugno, scrisse il documento col quale restituiva definitivamente al culto solenne e pubblico l'insigne e ormai unica reliquia di San Bruno, illuminato dalla sola luce emanata dal cranio del Santo, così come lo stesso vescovo racconta.
L'attuale busto reliquiario è della prima metà del XVIII secolo ed è opera pregevole dell'argentiere Vincenzo Belli, artista di origine piemontese, trasferitosi a Roma dal 1741 al 1787. Il suo marchio V. B. apposto sul busto, ne attesta la produzione in argento fuso, sbalzato e cesellato, secondo i canoni del cosiddetto "barocchetto romano". Contiene la reliquia del cranio ed è oggetto di grande venerazione da parte del popolo segnino che, quando le truppe francesi di Napoleone Bonaparte depredarono e saccheggiarono di nuovo la cittadina, lo ricomprò a peso di argento, come ricorda una piccola targa apposta sul basamento del busto stesso.
Il busto dal 1923 è custodito in una nicchia, protetto da una grata e non sempre visibile ai fedeli, sull'altare della cappella dedicata a San Bruno nella cattedrale di Segni. Le pareti e le volte della cappella sono state affrescate dal pistoiese Lazzaro Baldi, pittore molto famoso a Roma, allievo di Pietro da Cortona, del XVII secolo.
Nel corso dei secoli dal cranio del santo sono state estratte alcune reliquie, donate nei luoghi dove San Bruno ha vissuto o svolto il suo ministero: Solero, Siena, Montecassino.
Una reliquia fu donata anche a Leone XIII, nato a Carpineto Romano, poco distante da Segni. Gioacchino Pecci, forse per consonanza con i tempi storici, aveva grande interesse al periodo della Riforma Gregoriana, vedendovi una occasione di riscatto per la libertà della Chiesa, messa in pericolo anche durante il suo pontificato. Fu lui a beatificare Vittore III e Urbano II, suoi predecessori, impegnati insieme a San Bruno nella grande opera di riforma iniziata con Leone IX e fortemente voluta da Gregorio VII.
Nell'ambito delle celebrazioni per il IX centenario della morte di San Bruno (1123 - 2023), l'attuale diocesi di Velletri - Segni, insieme al Capitolo della Cattedrale di Segni, ha organizzato una peregrinatio delle Reliquie di San Bruno. La peregrinatio è stata preceduta dalla ricognizione canonica, autorizzata dal competente Dicastero vaticano, che, dopo aver estratto le Reliquie dal busto argenteo, ha verificato lo stato di conservazione dei resti mortali del santo. Le Reliquie, riposte in un reliquiario provvisorio più adatto al trasporto, sono state accolte nella parrocchia di San Bruno in Colleferro, nella parrocchia di San Giuseppe da Copertino in Roma, nella parrocchia di San Perpetuo in Solero, paese natale del santo, e nella Cattedrale di Asti. Nei luoghi dove i resti mortali di San Bruno hanno sostato per essere esposti alla venerazione dei fedeli, sono state donate delle reliquie in ricordo.
[1] P. Toubert, Feudalesimo mediterraneo, Jaca Book, Milano 1977, p. 278.